Sul candidato Matteo Renzi si stanno puntando le speranze di tanti giovani, che vedono in lui l'uomo nuovo che dovrebbe avere la forza e la capacità di rinnovare il PD e il Parlamento mandando a casa tutti i "veterani", bravi o meno bravi che siano, onesti o disonesti, se hanno già una esperienza che superi i 3 mandati; e comunque ne vuole dimezzare il numero, gli stipendi e i privilegi, abolire vitalizi e finanziamento pubblico dei partiti.
Con un grido di battaglia così, e all'insegna della "rottamazione" dei vecchi esponenti di partito presenti e attivi da decenni, è facile conquistare consensi oggi, vista la generale sfiducia e ostilità che si sono meritati i parlamentari e i partiti soprattutto in questi ultimi anni, tra scandali, ruberie, corruzione e incapacità a risolvere i problemi.
Ma c'è un ma; non è tutto oro quello che luccica anche nell'uomo nuovo che sfida e contende il primato nel PD al segretario Bersani esponente esemplare della "vecchia scuola" del partito, nel bene e nel male.
Certo Matteo Renzi è abile, se alla giovane età di 37 anni è riuscito a percorrere una così rapida carriera che, da presidente della Provincia di Firenze, l'ha portato a diventare sindaco della città e ora aspira addirittura a diventare capo del governo italiano se vincesse le primarie e se il centrosinistra dovesse vincere le elezioni politiche nazionali del 2013.
Ma è questa sua fretta di salire i gradini della scala politica e istituzionale che mi lascia molto dubbiosa, perchè mi sembra che non abbia la maturità e la saggezza necessarie per ricoprire tale carica. Ma soprattutto non mi convince il suo modo di far politica che lo fa somigliare ad un Berlusconi in miniatura, più identificabile nel centrodestra che nel centrosinistra.
Non basta proclamarsi paladini del nuovo per garantire che il nuovo sia poi migliore del vecchio; troppe volte innovatori e rivoluzionari che promettevano di rivoltare tutto e di affossare la "vecchia" politica, hanno tradito le aspettative degli elettori e arrecato gravi danni al Paese. Basti pensare agli ultimi casi di Bossi e Berlusconi, presentatisi anche loro come rottamatori della partitocrazia e abbiamo visto cosa hanno combinato.
Certo è bravo a parlare, e parla così in fretta che ti può convincere di tutto e del contrario di tutto senza che ti accorgi della differenza.
E anche questo mi fa paura e mi fa temere incoerenza e superficialità, così come l'eccessivo ricorso ai mezzi di comunicazione per apparire sempre e dovunque attaccando gli altri per attirare su di sè l'attenzione. Non è un caso che il suo primo successo sia stato in TV vincendo alla Ruota della fortuna. Come non può essere un caso che la stampa quotidiana e periodica di varie padronanze gli dedichi articoli e interviste, facendogli tanta pubblicità.
Il suo protagonismo e presenzialismo, più che il suo operato concreto,
è stato incoraggiato ed elogiato fin dal suo apparire da quella stampa di destra e finto- indipendente che ha difeso Berlusconi fino all'ultimo ma che, nel frattempo, consapevole che il crollo del centrodestra sarebbe presto arrivato, si è voluta premunire dalla possibile futura vittoria del centrosinistra, incoraggiando la scalata al suo interno di un personaggio ambizioso e bramoso di emergere che più si mostrava affine ai loro interessi.
Ricordo citazioni elogiative e commenti di lettori ai relativi articoli in favore di Renzi, in particolare su QN, il quotidiano online del Gruppo Monti-Rifferser che comprende Il resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione; poi ho saputo che Renzi curava il servizio vendite de La Nazione nel territorio fiorentino.
Che Matteo Renzi fosse il candidato del centrosinistra più amato dalla destra lo si è capito da almeno un paio d'anni, da quando, nel 2010 appena eletto sindaco di Firenze ha indetto quella prima convention dei rottamatatori alla Leopolda
Poi il suo misterioso pranzo ad Arcore in casa Berlusconi, e la furbata di Berlusconi che dichiarò "Renzi porta avanti le nostre idee sotto le insegne del PD". Furbata confermata col titolo de Il Giornale di oggi "Il PD ha un senso solo se vince Renzi"
Provocazione? Tentativo di spaccare il PD? Outing sfacciato? Ai posteri l'ardua sentenza
Poi la scelta di Giorgio Gori, uomo di punta di Mediaset , che improvvisamente abbandonò per diventare spin doctor di Renzi. Poi la cena , a porte chiuse, coi finanzieri arruolati dal Davide Serra specialista in società con sede alle Cayman e beneficiario di una compartecipazione societaria del Comune di Firenze.
E stupisce il fatto che uno che dichiara uno stipendio di 4.000 euro possa permettersi una lunghissima e dispendiosa campagna elettorale, cominciata praticamente due anni fa, prima ancora di avere la certezza che le primarie si facessero.
Insomma, saranno solo indizi, ma con quello che abbiamo visto finora, a pensar male si farà peccato ma spesso ci si indovina...
La sua difesa di Marchionne, solo tardivamente ritirata, la scelta di consiglieri economici come Ichino e altri più sensibili alle ragioni di un neoliberalismo che a quelli delle classi più deboli.
La sua vicinanza al mondo della gerarchia cattolica che lo ha portato finora a compiacerla sui temi etici: vedi il rifiuto della cittadinanza onoraria a Peppino Englaro e la proposta di istituzionalizzare la sepoltura dei feti abortiti
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https://www.facebook.com/notes/la-rete-delle-reti-femminili/renzi-laborto-e-il-cimitero-dei-non-nati/381099908640184
Renzi è convinto di poter vincere le future elezioni portando a votare per il centrosinistra, se da lui guidato, almeno un 10% di elettori in più provenienti dal centrodestra. Detto in sintesi: con Bersani si arriverebbe al 30%, con Renzi al 40% e oltre, quindi....
Ammesso e non concesso che questo si avverasse, a che prezzo? è lecito chiedersi. Intanto un centrosinistra guidato da Renzi potrebbe allontanare tanti elettori di sinistra (e forse lo stesso Vendola, a lui incompatibile): e poi è tutto da dimostrare che elettori che hanno sempre votato per il centro o la destra, o Berlusconi, sarebbero disposti a trovarsi in compagnia degli aborriti "sinistrati" disprezzati fino a ieri.
Infine, conviene al centrosinistra cambiare identità fino al punto di assomigliare ad una nuova"Forza Italia", misto liberal-social-democristiana? O non corre il rischio di implodere per l'impossibilità di conciliare le due anime, quella ex diessina e quella renziana?
Insomma, la vittoria del nuovo, non rottamerebbe solo il vecchio, ma rischia di far franare l'impianto di un centrosinistra che, pur con tante colpe ed errori commessi, ha retto e mantenuto una base elettorale che in questo momento è la più forte; ed è quindi un pilastro necessario e utile per la sopravvivenza della democrazia, a fronte della disaffezione generale, del montante ma ancora indistinto "grillismo", lo sfacelo del centrodestra e il moltiplicarsi dei "centrini". Con l'ombra incombente di un Monti-bis sine die. .
E Renzi, consapevole o no, potrebbe rivelarsi un "cavallo di Troia".
Spero ovviamente di sbagliarmi. Ma in questo momento mi sento abbastanza vicina alla Cassandra della mitologia greca.
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