martedì 13 aprile 2010

Presidenzialismo + federalismo? No, grazie. Meglio l'attuale Costituzione

Puntuale come il vento di marzo e la pioggia d'aprile, si riapre il dibattito su presidenzialismo e federalismo come fossero le "riforme" più urgenti da fare per salvare la patria. Da anni se ne parla, e da anni politici e giornalisti fanno a gara a snocciolare esempi in auge in altri Stati, additandoli a modello da copiare. Modello tedesco, francese, turco, israeliano, svizzero, USA o sudamericano, Putin, Gheddafi o altri, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Naturalmente, per propagandare il proprio "modello" ognuno si ingegna a illustrarne gli aspetti positivi, spesso dimenticando però di riferirne anche degli aspetti negativi. E soprattutto dimenticando che ogni paese si è costruito il suo presidenzialismo (e/o il federalismo) a seconda della sua storia, dei presupposti da cui partiva e degli obiettivi che si prefiggeva , secondo le esigenze ritenute prevalenti da quel popolo.
Solo Fini ha provato a dire: basta copiare dagli altri, perchè non facciamo un presidenzialismo all'italiana? Frase che si presta a duplice interpretazione: positiva, se riferita all'invito a pensare con la nostra testa, ad un presidenzialismo che nasca dalla storia e dalle esigenze reali della società italiana; negativa, perchè le cose fatte "all'italiana" non godono certo di buona reputazione.
Io, per non saper nè leggere nè scrivere, sono invece ancor più drastica: lasciamo perdere.
Proprio ieri un articolo del Corriere riferiva che la stragrande maggioranza degli italiani, secondo tanti sondaggi, è contraria al presidenzialismo, perchè ancora memore della nefasta esperienza del fascismo, esemplare caso di dittatura personale basato sul culto della personalità di un capo carismatico e senza scrupoli democratici.
Pure io quindi sono d'accordo con chi ha scritto che in Italia il presidenzialismo non potrebbe che tradursi in anticamera della dittatura. Soprattutto se gestito da chi ha in mano potere economico e mezzi di comunicazione (come Berlusconi, ma non solo, potrebbe farsi avanti anche qualcun altro) e se anche, per seconda disgrazia, fosse coniugato con un federalismo pasticcione e disgregatore dell'unità nazionale come quello che vorrebbe la Lega. Sarebbe il trionfo del "divide et impera". Dio ci scampi da questo genere di "riforme"!

Un cenno quindi anche al cosiddetto federalismo nella ristrutturazione dell'impianto istituzionale del PD, caldeggiato in questi giorni con interviste sui giornali da Prodi e Chiamparino.

Pur rispettando e stimando Prodi e Chiamparino come buoni e onesti amministratori, l'uno di livello europeo e l'altro cittadino, non condivido queste loro ultime prese di posizione come teorici politici. L'accentuazione di una struttura federalista del partito non credo sia la risposta giusta ai problemi del PD e del Paese. Credo invece che ne aumenterebbe la frammentazione, la divisione e la rivalità tra "governatori" locali, con la conseguente impossibilità di costruire una linea unitaria e condivisa, almeno a maggioranza, necessaria per dare quell'identità culturale e politica che finora è mancata al PD e quindi ne ha frenato il ruolo di opposizione .

Del resto lo stesso Chiamparino cita i contenuti su cui il PD deve dare risposte qualificanti e caratterizzanti: bioetica, laicità, infrastrutture e giustizia. E sono tutti temi di valenza nazionale, sui quali gli italiani di centrosinistra, dalla Sicilia alle Alpi, si aspettano delle risposte chiare, convincenti, forti e alternative a quelle date dal centrodestra.


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