venerdì 13 novembre 2009

I nuovi "crociati" della Mancha

Ci manca solo che qualcuno si metta a gridare "Dio lo vuole!" e proponga di partire per una spedizione punitiva contro la Corte di giustizia di Strasburgo, armati di lancia e crocifisso, visto il clima da nuova "crociata" che si è creato, a mio parere fuori tempo e fuori luogo e un po' donchisciottesco. Sia detto con tutto il rispetto per il Cristo evangelico.
Peccato, perchè l'accoglimento sereno della sentenza della Corte di Strasburgo, che invitava l'Italia a non considerare obbligatoria la presenza del Crocifisso nelle aule di scuole e tribunali, luoghi pubblici e simbolici della autonomia di uno Stato laico nei confronti delle religioni, poteva essere una buona occasione per dimostrare di essere coerenti e all'altezza di una società moderna, democratica, multietnica, rispettosa dei diritti e della libertà religiosa di tutti, compresa ovviamente quella dei cattolici, dando così il buon esempio agli islamici che in questo campo sono un po' indietro.
E invece, senza nemmeno prendersi la briga di leggere il testo del pronunciamento e di cercare di capirne il senso e le implicazioni, i politici italiani in coro, insieme a vescovi e cardinali, e a volte pure prima, sono partiti in quarta a gridare "giù le mani dal Crocefisso".
A cominciare dal luciferino ministro La Russa che ha gridato in TV un evangelico "che possano morire!" all'indirizzo dei giuristi della Corte, per continuare con il premier Berlusconi, quasi patetico con un grosso crocifisso in mano visitando l'Aquila, per finire con una stucchevole conduttrice Tv che si è presentata in una trasmissione di sabato mattina di tutt'altro argomento, tenendo sul braccio e accarezzando a mo' di bambola un crocefisso, non senza un lungo sermone fuori programma per dichiarare il suo amore per il simbolo cristiano e per raccontare dello straziante dolore provato fino a piangerne quando ha saputo della sentenza di Strasburgo. Sorvolo per esigenza di brevità sul contorno di dichiarazioni della ministra Gelmini e del sottosegretario Mantovano che ha colto l'occasione per proporre l'abolizione di detta Corte europea. E taccio anche sul neosegretario PD, Bersani, che non ha trovato di meglio da dire che in fondo i crocefissi nelle aule è meglio tenerli perchè "non fanno male a nessuno"; ignorando, o fingendo di ignorare che i crocefissi non sono semplici arredi , come le sedie , le lavagne o i cestini per il rusco; e svilendo così le motivazioni di principio che consigliano invece di toglierli, in quanto simbolo alto di valori e tradizioni propri di una religione, che vanno esposti e mantenuti in altri luoghi.

Meritevole di nota , come esemplare del clima creato, la petizione repentinamente attivata sul Quotidiano.net per raccogliere firme, sull'onda di queste argomentazioni, stile Bossi:

"Con una decisione senza nessun senso, senza capo nè coda, senza alcuna ragione degna di questo nome, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha detto no al crocifisso nelle scuole. Si tratta di un autentico schiaffo al rispetto della libertà di religione che deve contraddistinguere ogni società civile, dell'ennesimo gesto di debolezza e di vigliaccheria, anticristiana e anticattolica.
Con la scusa dei diritti umani, a Strasburgo c'è chi vuole cancellare la storia religiosa e culturale di un popolo. E' in gioco la nostra identità nazionale, laica e religiosa e in discussione c'è la libertà della fede cristiana.

Per questo motivo, Quotidiano.net lancia una petizione. Per rompere i timpani ai burocrati strapagati di Strasburgo che non possono decidere né sulle nostre vite né sulle nostre idee. Per dire loro forte e chiaro: "Giù le mani dal crocifisso". Xavier Jacobelli.

Parole grosse, mi pare, offensive verso la Corte di giustizia europea e assolutamente non giustificate dalla reale portata del provvedimento che è stato preso per difendere il diritto alla libertà religiosa di tutti, distinguendo la funzione laica dei luoghi pubblici da quella dei privati e non intacca in alcun modo la cultura cattolica o cristiana, nè l'identità nazionale, nè vuol cancellare la nostra storia.

Nonostante tale proclama, artificiosamente gonfiato di argomentazioni pretestuose, non mi sembra però che la crociata del quotidiano abbia raccolto "la valanga" di seguaci annunciata, visto che hanno sottoscritto la petizione 903 persone, in 8 giorni, tra il 5 e il 13 novembre.
Io ho trovato più sensate e condivisibili le argomentazioni di Margherita Hack, su Micromega, che ha ricordato semplicemente come il principio affermato dalla Corte europea sia lo stesso già contenuto nella nostra Costituzione

"Oggi l’Europa, e l’Italia in particolare, è diventata multietnica e multireligiosa e perciò è giusto che nei luoghi pubblici non vi sia alcun simbolo religioso. Questo principio, che sembra ovvio, è già riconosciuto implicitamente dalla nostra Costituzione, con l’art.7 che recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani...” e l’art.8 che recita: ”Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge...”Quindi tutti i seguaci di un culto, qualunque esso sia, hanno diritto a professare, propagandare e insegnare la propria religione, esporre i propri simboli nei loro luoghi di culto, rispettando la laicità dello Stato, che rappresenta tutti i cittadini. Le reazioni isteriche di chi interpreta questa sentenza della Corte europea come un’offesa a Cristo sono assurde. Cristo resta comunque uno dei più grandi personaggi dell’umanità, il primo socialista idealista difensore dei più poveri e diseredati, i cui insegnamenti restano validi, dopo venti secoli, per credenti e non credenti....."

E pure condivisibile la valutazione di un religioso cattolico come don Enzo Mazzi, che ha scritto un articolo significativamente intitolato "Meno croce più Vangelo", pubblicato il 6 novembre su Il Manifesto e ripreso da Micromega.Ma questo non è stato il solo religioso a distinguersi dalla massa degli improvvisati crociati. Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese, ha dichiarato:

"E' una sentenza importante che finalmente inquadra la questione dell'esposizione dei simboli religiosi in una cornice europea di laicità e di tutela dei diritti di tutti: di chi crede, di chi crede diversamente dalla maggioranza e di chi non crede. Ancora una volta emerge la fragilità, logica prima e giuridica dopo, della tesi secondo cui il crocefisso imposto nelle aule italiane non è un simbolo religioso ma sarebbe l'espressione della cultura nazionale. La verità è che il crocefisso nei luoghi pubblici, come il privilegio dell'Insegnamento religioso cattolico, rimandano all'Italia di un tempo antico e dello stato confessionale. La sfida oggi - conclude Maria Bonafede - è invece quella del pluralismo delle culture e della convivenza tra chi crede e chi non crede nel quadro del valore costituzionale della laicità".


Si dovrebbe leggere quanto ha scritto e ben spiegato a proposito degli aspetti giuridici e delle competenze della Corte europea, Rita Guma in un articolo intitolato "Crocifisso e Corte dei Diritti : quanta disinformazione"

http://www.osservatoriosullalegalita.org/09/acom/11nov1/0611ritacrox.htm

Ne riporto qui solo il concetto di base: "la sentenza esprime il principio generale della illiceita' dell'imposizione di QUALSIASI simbolo religioso da parte dello Stato nei luoghi pubblici". E va ricordato che questa Corte dei diritti dell'uomo è costituita da 47 Stati membri del Consiglio d'Europa, non solo dai 27 membri della UE. E' un organismo che svolge una funzione di tutela dei diritti dei cittadini di tutti questi Stati, nei casi più diversi di violazioni che non abbiano trovato tutela in patria.

Corte che si e' sempre pronunciata per la laicita' dello Stato come difesa dei diritti di credenti e non credenti, anche quando si trattava di condannare la Sharia per la sua contrarieta' alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Convenzione che e' l'unico riferimento per questa istituzione, i cui componenti sono eletti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa per ciascun Paese fra i TRE proposti dal governo di ciascuno Stato. E' un organismo internazionale che quindi andrebbe meglio conosciuto e valorizzato anche nel caso di abusi, prevaricazioni o violenze che venissero da parte islamica.

Alla luce di tutto ciò mi sembrano ingiustificati , anzi controproducenti, sia il ricorso che il Governo italiano ha voluto subito presentare contro la sentenza, che la dichiarazione che i parlamentari italiani di tutti i partiti si sono affrettati a sottoscrivere e inviare al Parlamento europeo perchè si pronunci contro la detta sentenza della Corte di Strasburgo. Questi onorevoli signori rappresentanti dell'Italia che litigano su tutto, si trovano stranamente d'accordo solo quando c'è da votare per aumentarsi la paga e per negare l'autorizzazione a procedere quando qualcuno di loro è inquisito. E non vorrei che anche questa ritrovata unanimità in difesa dei crocefissi fosse sotto sotto interessata: a garantirsi, oltre ai voti dei buoni parrocchiani mal informati, il favore dei vescovi e il voto dei Popolari europei perchè accettino D'Alema come Commissario europeo per gli Esteri..... A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina.

Purtroppo noi in Italia siamo specialisti nello scatenare tempeste in un bicchier d'acqua e siamo sempre pronti a dichiarare crociate per falsi problemi, anche per evitare di affrontare quelli veri. I crocifissi nelle aule di scuola e di tribunale non servono proprio a nulla, nè alla fede, nè all'arte, nè a rendere migliore o a "proteggere" la diffusione della cultura e l'amministrazione della giustizia. Stanno lì a raccogliere solo polvere per un inutile puntiglio delle autorità ecclesiastiche e politiche, per certificare e imporre ufficialmente la supremazia della religione cattolica sulle altre religioni e sullo Stato stesso. Sarebbe meglio si pensasse al fatto concreto che, nonostante i crocifissi appesi e le benedizioni inaugurali obbligatorie, le scuole in gran parte non a norma talvolta crollano con i bambini dentro, le case e le chiese crollano per frane e terremoti aggravati da incuria umana, tanti "poveri cristi" in carne ed ossa subiscono ingiustizie per mano di chi ha qualche potere fino a morirne.

Chissà se il Gesù dei cristiani credenti, risorto e seduto a fianco del Padre nell'alto dei cieli (!?), ride o piange di fronte a tanto sfoggio di zelo di chi lo vuole vedere raffigurato ovunque e in eterno appeso alla croce a cui l'hanno inchiodato due millenni fa i potenti ecclesiastici e politici del suo tempo, per punirlo di una sua modesta contestazione. Io credo che preferirebbe vedere in giro meno crocefissi e più amore per il prossimo, solidarietà, impegno disinteressato, onestà, soprattutto da parte di chi pretende di rappresentare il popolo e ancor più da chi pretende di rappresentare Dio. L'Italia è piena di Chiese, oratori , musei colmi di opere d'arte di carattere religioso. Nessuno ce le può o le vuole togliere. Ci mancherebbe! Ma la cultura, l'identità nazionale , la storia d'Italia non si identificano solo in questo aspetto o in questo simbolo, che, tra l'altro , non è sempre stato usato come mezzo per ispirare amore, giustizia, uguaglianza, libertà e laicità, ma per imporre tutto il contrario....



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