giovedì 22 ottobre 2009

Signori, ultima chiamata. Poi si perde il treno

Siamo ormai alle ultime battute della lunga e tribolata campagna delle primarie PD 2009. Domenica 25 ottobre si vota. Dal numero dei votanti e dalle loro scelte dipenderà il futuro di questo partito, nato due anni fa tra tante speranze e impantanato poi in una palude di incertezze, contraddizioni e contrasti interni e quindi di delusioni e abbandoni da parte di tanti elettori.
Certo ci vuole coraggio e tanta buona volontà a ripresentarsi ai cittadini per la terza volta, con una proposta di elezioni primarie, dopo le sconfitte subite dai due leader scelti con grandi maggioranze con le primarie precedenti. E' evidente che nel campo del centrosinistra scegliere un buon leader non basta se poi non c'è la reale volontà di sostenerlo, soprattutto da parte di tutti gli altri esponenti di spicco dello stesso partito che vogliono "distinguersi" per passate appartenenze o per religione, farsi un proprio seguito personale con correnti, fondazioni, gruppi di pressione, per condizionare e infine arrivare al più presto a defenestrarlo.
Vista la fine che è stata fatta fare a Prodi e a Veltroni, trionfatori alle primarie precedenti, è dura adesso cercare di convincere i delusi a ritornare alle urne per scegliere un segretario che rischia di essere un nuovo "re travicello", senza alcun reale potere di rinnovare e governare il partito , ancora troppo prigioniero delle sue divisioni interne e di vecchi "governatori e signori delle tessere" che ritengono di aver diritto di gestire il partito a vita nelle rispettive aree di influenza.

Eppure bisogna andare. Eppure bisogna convincersi e convincere che questa è l'ultima chiamata per l'ultimo treno diretto a Roma. Ovvero l'ultima opportunità per tenere unito e in vita, e anzi, rafforzare, un partito che deve essere grande e forte se vuole costituire una valida e credibile alternativa al trionfante berlusconismo e a tutti gli effetti negativi e deleteri che questo sistema di potere personale ha scatenato nella società e nel Paese intero.
Ma non basta andare a votare, bisogna anche scegliere. Chi?
Fermo restando che tutti e tre i candidati sono persone rispettabilissime e leader capaci, con buone doti e buoni programmi, io mi sono convinta che a questo punto del percorso l'unico che possa dare un'immagine nuova al partito, portare dentro persone nuove e capaci, e fermare l'emorragia di voti registrata finora, sia Ignazio Marino-

Ho già citato in un precedente post le interessanti e significative percentuali di gradimento attribuite ad Ignazio Marino, che risulta in testa nei sondaggi di diverse testate giornalistiche, con lettori di diverso orientamento ideologico.
Anche se questi sondaggi non hanno valore scientifico o statistico, per un partito che ha bisogno di trovare una sua nuova identità, al di fuori del vecchio dualismo ex DS (o PCI) ed ex PPI (o DC) e della nefasta contrapposizione laici- cattolici, non è questo un bel segnale per capire quale potrebbe essere la scelta più proficua per riconquistare gli elettori persi e conquistarne dei nuovi?
Hanno più valore i tanto sbandierati sostegni dei personaggi che hanno cariche istituzionali o nomi illustri, o le indicazioni di cittadini che potrebbero essere un domani elettori?

Del resto, le alternative sono fosche. Innanzitutto, per chi è di idee di centrosinistra non andare a votare per le primarie vorrebbe dire l'affossamento di questo metodo democratico di scelta dei candidati, e si rafforzerebbe ancora di più l'arroganza di Berlusconi e del suo pessimo centrodestra appiattito su un capo-padrone assoluto.
La vittoria, magari con scarso margine di differenza, di Bersani o di Franceschini, potrebbe significare la continuità di una mentalità e di un metodo di gestione del partito che resterebbe ancora prigioniero dei vecchi personaggi che ne hanno determinato la crisi e la perdita di credibilità e di voti.
Comunque vadano le cose, bisogna che i dirigenti capiscano che questo è veramente l'ultimo treno.
Se lo perdiamo sarà una sconfitta per la democrazia in Italia



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