sabato 26 settembre 2009

Pace fatta tra il Papa e il Papi

Non avevo dubbi in proposito. Che sarebbe durata poco l'arrabbiatura del capo supremo della Chiesa cattolica contro il capo del governo italiano si poteva prevedere, ammesso che arrabbiatura ci sia mai stata. Hanno troppo bisogno l'uno dell'altro per raggiungere i propri rispettivi obiettivi per potersi permettere di tenere il muso a lungo.
Han sempre detto che i preti ne sanno una più del diavolo, ma mi sembra che stavolta il diavolo abbia avuto partita vinta su tutta la linea, sui preti e sul papa, che ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco; anche se forse era quello che sperava, e comunque per questo sarà lautamente ricompensato.
Avevamo appena visto ieri su tutti i giornali la foto nel nostro premier fare l'ennesima figura ridicola da caricatura del "gallo" italiano con la moglie de presidente degli USA, che ecco oggi su tutti i giornali campeggiare la rassicurante immagine di Berlusconi che stringe la mano ad un papa sorridente e compiaciuto. Così, con un abile imboscata all'areoporto di Ciampino, il nostro maestro dell'immagine è riuscito a farsi ricevere e fotografare accanto al capo della Chiesa cattolica; impresa che sembrava difficoltosa dopo le rivelazioni estive sugli svaghi presidenziali e il pur lacerante caso Boffo-Avvenire.
La Chiesa doveva in qualche modo cercare di salvare la faccia e non mostrarsi pubblicamente troppo condiscendente verso un personaggio così palesemente poco osservante dei principi morali predicati e pretesi dai comuni mortali che si dichiarano cristiani (e votano).
Ma ecco trovato l'escamotage dell'incontro quasi fortuito all'aeroporto, mentre l'uno appena arrivato "passa a salutare" l'altro che parte. E così, benedetta coincidenza, la frittata è fatta e servita al popolo: il papa Benedetto XVI, che aveva appena pronunciato anatemi contro i divorziati sfasciafamiglie e contro chi si arricchisce egoisticamente senza rispetto per i principi dell'etica, si è fatto immortalare davanti al mondo intero accanto al presidente Berlusconi, detto "Papi" dalle amichette, pluridivorziato sfasciamiglie, arricchito con metodi che non paiono proprio dettati da altruismo e somiglia tanto a quei mercanti che Gesù cacciò dal tempio.
E così il diavolo e l'acqua santa convissero felici e contenti, con grande gaudio e consolazione dei cattolici di osservanza berlusconiana (e qualche mal di pancia per gli altri; ma peggio per loro, sono in minoranza...).
Per un "regime" che si rispetti e voglia durare a lungo, anche nel XXI secolo, il Trono e l'Altare devono essere alleati, non importa chi ci siede sopra.

venerdì 18 settembre 2009

Non è uno sfizio da intellettuali di sinistra


Per rispondere alle osservazioni di un lettore che ha commentato il mio precedente post e anche ad altri interventi che ho letto su blog e giornali , vorrei aggiungere sull'argomento alcune mie precisazioni e valutazioni. La mia adesione di cittadino-lettore alla manifestazione indetta (e rinviata) dalla FNSI col sostegno di alcuni partiti e associazioni, non deriva tanto (o non solo)dal voler esprimere solidarietà e appoggio a questo o quel giornale più o meno obiettivo e indipendente, o a questo o quel giornalista più o meno bravo e simpatico, ma deriva da una mia forte convinzione: la limitazione della libertà di informazione è sempre il primo passo verso la limitazione della democrazia, cui seguono sempre altre limitazioni e privazioni di libertà in ogni campo della vita sociale.
E' caratteristica di ogni forma di totalitarismo e di dittatura ideologica o personale impedire ai cittadini la conoscenza dei fatti che potrebbero far perdere fiducia e consenso a chi detiene il potere e che ha tutto l'interesse a diffondere solo quanto lo fa ben apparire, sia vero o no. Lo si è visto nel passato e lo si constata tuttora, nei regimi fascisti, nazisti, comunisti, di colonnelli e generali di varie nazionalità, descamisados o barbudos, e negli stati teocratici con legislazioni basate su una religione.
Negli stati dove non c'era, o non c'è, libertà di stampa e di informazione in genere, non c'è nemmeno progresso culturale, civile, sociale ed economico. Non s'è mai vista una dittatura , di qualsiasi colore e tipo, che riesca , o voglia, garantire il benessere economico a tutti i suoi cittadini (anzi, sudditi). Chi ha il potere e vuole conservarlo punta sempre sull'ignoranza e l'obbedienza, più facili da ottenere se il popolo ha pochi mezzi economici e dipende in tutto e per tutto da chi comanda. La ricchezza e i privilegi sono quindi concentrati e riservati ad una ristretta casta di "colonnelli" e "maggiordomi", fedeli ai capi e disposti a tutto per sostenerne il potere.
E il denaro e il potere sono come la droga, non bastano mai, danno assuefazione e bisogna sempre aumentare la dose quotidiana.

Difendere la libertà di stampa non è quindi uno sfizio da intellettuali di sinistra fannulloni o addirittura vogliosi di colpi di Stato (come dice Brunetta) o di giornalisti stipendiati e asserviti a questo o quell'imprenditore che finanzia i giornali; ma è la difesa di un principio e una necessità, nell'interesse di tutta la società; anche se e quando una parte della stampa non svolge un ruolo corretto e realmente indipendente. L'essenziale è che ci sia pluralità dell'informazione e la possibilità per tutti di esprimere le proprie convinzioni. La possibilità di esprimere critiche, fossero anche sguaiate o infondate, è essenziale per il mantenimento di una democrazia. Tocca poi ai cittadini soppesare e valutare se ha più ragioni chi critica o chi loda i governanti.
E' vero che bavagli e condizionamenti sulla stampa ci sono sempre stati anche in tempi di democrazia più "normale" (ma sempre imperfetta come si sa). Ma se ora si è sentita la necessità di fare questa manifestazione e si è paventato il pericolo della perdita di libertà, è perché in Italia con la ascesa al governo di Berlusconi si è verificata una concentrazione nelle mani sue di poteri istituzionali, economici e di mezzi di comunicazione abnorme, aggravata dall'uso e dall'abuso che di questo potere Berlusconi ha fatto finora con leggi ad personam che gli garantiscono l'immunità presente e futura , mentre assume iniziative di intimidazione personale, anche con mezzi subdoli e scorretti, contro chiunque esprima critiche al suo operato.
E questa è un'alterazione della "bilancia" democratica che di per sè costituisce un vulnus rispetto a quanto stabilito dalla nostra Costituzione, che si fonda sulla suddivisione e l'equilibrio tra poteri e organi dello Stato.

Ci si lamenta ora , soprattutto da parte dei sostenitori di Berlusconi, ma anche da parte di altri, che la stampa degli ultimi 6 mesi si sia occupata solo del cosiddetto gossip, cioè delle vicende private poco edificanti del nostro capo di governo, trascurando l'informazione sui problemi reali della gente. Mi sembra una argomentazione pretestuosa e fuorviante. Infatti , per chi voleva essere informato, di articoli sui problemi economici degli italiani, sulla crisi nazionale e internazionale, sulle banche, sulla disoccupazione e sui discutibili provvedimenti , decreti e proposte di legge del governo, in materia di scuola , pubblica amministrazione, giustizia e terremoto d'Abruzzo, se ne trovavano, e tanti, e proprio su quella stampa di "sinistra" o non dipendente e non condizionata da Berlusconi e dal suo entourage .

Certo faceva "più notizia" per giornalisti e lettori, scoprire e riferire che il capo del governo, che aveva basato il suo successo sull'immagine del buon marito e padre di famiglia, amico e protettore della Chiesa, pronto ad accogliere ogni suo volere, patrocinando pure il "famili day", frequentava minorenni adoranti, figlie di strani "amici", e si faceva procurare da altri strani "amici" belle signorine disponibili a tutto. E ne ha combinate tante che la moglie ha chiesto il divorzio.
Ma non è stata la stampa di informazione a scadere al livello dei giornaletti da parrucchiera. E' stato il presidente del Consiglio che è scaduto al livello dei personaggi protagonisti abituali di tali giornaletti (di cui lui è tra l'altro proprietario quasi esclusivo).

Certo, se già le sue note "amicizie" e relazioni con personaggi come Mangano, dell'Utri, Previti e l'avvocato Mills, con relative implicazioni, avrebbero dovuto bastare in qualsiasi altro paese di democrazia seria a far dimettere un capo di governo, l'ulteriore scoperta della sua frequentazione e amicizia con figure come il padre di Noemi Letizia ( cui sono state fortunosamente prescritte accuse per 24 denunce di estorsione) e come il Tarantini , che per sua stessa ammissione forniva donnine di facili costumi e coca ad amministratori pubblici per corromperli e alle feste dello stesso presidente.... beh , una rivolta delle coscienze anche della sua parte politica ci starebbe. E se non si dimette lui , fargli il vuoto intorno. Checché ne dica Brunetta, il quale sbraita tanto perché evidentemente , se cadesse Berlusconi potrebbe perdere il posto da ministro in cui si sta divertendo tanto....

Il fatto che in quest'ultima vicenda di Tarantini e della sanità barese siano coinvolti , o quantomeno accusati, anche amministratori locali di sinistra, non sminuisce per nulla le responsabilità morali e politiche personali del capo del governo. Qui il mal comune non fa mezzo gaudio , ma totale tristezza. E tutti quanti i personaggi politici coinvolti vanno condannati moralmente e politicamente (e, se accertati , anche penalmente), e allontanati comunque da qualsiasi incarico pubblico.
E bisognerebbe fare il vuoto intorno anche al signor D'Alema, che, guarda caso, ha lo zampino anche qui; a Bari e tra i discutibili politici locali è di casa. Queste commistioni sono state la rovina della politica nazionale e della amministrazione pubblica.

La libertà di stampa non fa paura solo a Berlusconi

Sono d'accordo con l'articolo di Paolo Flores D'Arcais su Micromega online di ieri 17 settembre, intitolato " Il cordoglio e l’umana pietà per i militari italiani morti a Kabul sono incompatibili con la difesa della libertà di stampa?", e ritengo che l'aver così repentinamente deciso di spostare la prevista manifestazione per la libertà di stampa ad altra data (3 ottobre?) sia stato un errore, sia sul piano delle motivazioni, sia sul piano pratico e organizzativo. Si è smorzata così la tensione ideale che c'era in tanta parte del paese e che avrebbe portato ad un sicuro successo della manifestazione, nonostante il lutto nazionale per la tragedia di Kabul, che poteva comunque essere opportunamente ricordata anche dai manifestanti.

Ma evidentemente anche tra i promotori c'era troppa gente che non gradiva questo successo. La libertà di stampa non fa paura solo a Berlusconi , ma anche ai tanti che vivono in una situazione di dipendenza economica e politica da qualcuno che non ama la libera circolazione delle idee e delle informazioni sgradite e scomode.

Non mi sento però del tutto d'accordo con quei commentatori che, contrari all'impegno militare italiano in Afghanistan, arrivano fin quasi a dire "ben gli sta, se la sono cercata, sapevano che andavano a rischiare volontariamente la vita, ecc...". I morti erano giovani italiani inseriti in un esercito che bene o male rappresenta la Nazione, impegnati in una missione, diciamo pure di finta pace, ma comunque concordata e approvata da organismi internazionali. Rispetto, cordoglio e umana pietà sono comunque dovuti a giovani vite stroncate nell'adempimento di un dovere accettato per scelte e motivazioni che non sono da tutti accettate e condivise. Così come cordoglio e umana pietà sono dovuti al manovale che precipita da un'impalcatura non in regola con la sicurezza, lavorando consapevolmente in nero per un imprenditore camorrista. Sono tutti vittime di un sistema sociale e politico perverso e inquinato , sia sul piano nazionale che su quello internazionale, al quale è difficile per tanti sottrarsi e distinguere ciò che è bene da ciò che è male.

Certo l'Occidente ha sbagliato ad imbarcarsi in una occupazione militare di paesi come l'Iraq e l'Afghanistan, nella vana illusione di combattere così il terrorismo di matrice fondamentalista islamica. Ma il problema dell'esistenza di paesi governati da regimi repressivi di ogni libertà, che non rispettano i diritti umani delle loro popolazioni , che traggono profitto dalla droga, che finanziano e fomentano il terrorismo interno e internazionale, resta tuttora , anzi si è aggravato (e ha già infilato i suoi tentacoli anche tra noi). E l'Italia, come gli altri paesi democratici (o quasi) dell'Occidente e dell'Oriente, non può far finta di niente e isolarsi, ma dovrà impegnarsi a cercare altre strategie , persuasive e dissuasive, per limitare il danno, favorire una auspicabile evoluzione di quei paesi verso la democrazia e la salvaguardia dei diritti umani di uomini e donne e farli uscire dallo stato di arretratezza paurosa in cui tanti sono costretti a vivere.

venerdì 11 settembre 2009

Per la libertà di stampa


Per una volta sono d'accordo con quanto ha detto Berlusconi: "Povera Italia, con una stampa così...." Peccato che si sia dimenticato di precisare che due terzi della carta stampata e la quasi totalità dell'informazione televisiva sono di sua proprietà o di suo diretto dominio o influenza. E quel po' che resta di non dipendente da lui lo sta massacrando e minacciando con querele e attacchi mossi dai suoi potenti e superpagati dipendenti, avvocati e giornalisti. Siamo in trappola noi italiani, per la situazione abnorme che si è creata, grazie a troppi opportunismi e compiacenze interessate, a destra come a sinistra. C'è solo da sperare che sia in trappola pure "Lui", vittima di se stesso e della sua illimitata bramosia di potere personale assoluto e di disprezzo per gli altri, senza dover mai rendere conto a nessuno. Ma bisognerebbe che qualcuno del suo "popolo" si svegliasse ....
Questo è un commento che ho inviato al quotidiano La Stampa, il 5 settembre scorso,a seguito di un articolo sul blog di Jacopo Iacoboni , intitolato "La rabbia del Cavaliere, i gesti e le mascelle indurite"; articolo che sottolineava l'evidente stato di nervosismo del nostro premier.
Qualcuno da questo stato di nervosismo trae la convinzione che sia politicamente in difficoltà per il disagio provocato tra i cattolici per il caso "escort" e Boffo- Avvenire, e per le prese di distanza di Fini. E c'è chi arriva ipotizzare, o sperare, nelle sue dimissioni. Ma io non ci conterei. Questo è uno che non si pente e non si ritira mai ed è disposto a tutto pur di salvare la propria posizione di potere. Che sia in sofferenza lo si vede; ma credo che dipenda soprattutto dalle grane che gli vengono dalla causa di divorzio e dalla conseguente necessità di dividere il suo immenso e complicato patrimonio (emerso e sommerso) con la seconda moglie Veronica Lario e i suoi 5 figli di primo e secondo letto.
E l'altra spina che lo ossessiona viene certamente dalle indagini che sono ancora in corso o che si stanno riaprendo a Palermo e a Milano su fatti che potrebbero coinvolgerlo direttamente o indirettamente. Per questo il nostro capo di governo si sta giocando il tutto e per tutto, usando tutti i suoi mezzi di condizionamento pubblici e privati contro i magistrati che stanno conducendo quelle indagini, e contro la stampa, colpevole di rendere pubblico ciò che lui voleva restasse segreto e che ha irrimediabilmente compromesso la sua artificiosa immagine e messo a nudo la sua vera natura.
Da questo odio per quanti non si piegano al suo volere e potrebbero mettere in crisi un sistema di potere personale da lui costruito con così grande impegno e abilità in tanti anni, nasce la cattiveria e la vendicatività che sta dimostrando , non avendo scrupolo di calpestare persone e principi. Da qui nascono la promozione dello squadrista della penna Feltri a Il Giornale di famiglia, gli attacchi contro il direttore de L'Avvenire costretto a dimettersi , le denunce contro La Repubblica e L'Unità, le manovre per togliere da Rai 3 gli ultimi giornalisti bravi e indipendenti rimasti ancora sulla breccia telvisiva .
Da qui nasce l'attuale grande pericolo per la libertà dell'informazione e la necessità di tentare una estrema difesa, pur con gli scarsi mezzi che rimangono, per chi è consapevole di cosa può significare questa perdita per un Paese democratico .
Ben venga dunque la manifestazione indetta dalla Federazione Nazionale della Stampa per sabato 19 settembre a Roma in difesa della libertà di informazione
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* In alto la fascetta dimostrativa proposta da Ignazio Marino, candidato alla segreteria PD, per sostenere la campagna